Me sento 'na strana debolezza addosso,
che non riesco a capì che cosa sia.
Me sento tutto rotto, osso su osso,
ammazza si che fiacca mamma mia!
lunedì 17 dicembre 2007
venerdì 14 dicembre 2007
La mia unica gara culinaria e le ricette dei primi tre vincitori
Correva l'anno 1989 ed in quel di Catino, paesino in provincia di Rieti, grazioso, con poco più di 1.200 abitanti, fa parte della Comunità Montana "Sabina", vicino al più conosciuto paese Poggio Mirteto (più di 5.000 abitanti), con lo scopo di vivacizzare la vita del paesetto, fu organizzata una gara culinaria a libera partecipazione e la giuria era composta dai notabili del paese e vari altri personaggi (se mi ricordo bene erano una quindicina). Un mio amico che ha lì, ancora oggi, una vecchia casa padronale mi comunicò l'evento (a quei tempi lui era uno dei notabile del paesetto) incitandomi a partecipare alla gara, date le mie spiccate qualità culinarie.
Accettai di buon grado e cominciai ad organizzarmi decidendo che avrei cucinato un pesce, ma quale? Mi lasciai guidare dalla sorte. Quello che di meglio hanno al mercato, pensai mentre mi recavo a fare la spesa (era di sabato). Al banco del pesce una stupenda spigola - non d'allevamento - dalle dimensioni forse esagerate stava maestosa assieme ad altri pesci che neanche focalizzai tanto abbagliato ero rimasto dal magnifico esemplare. Non ci pensai due volte e mi accaparrai il bestione assaporando già il successo che avrei avuto. Tornato a casa sistemai nel frigo l'ambita preda e iniziai a preparare i condimenti, spezie e quant'altro poteva servire per l'operazione (compreso il pentolame che dovevamo portare noi). Il giorno dopo - domenica - alzati di buon'ora, ma sempre con un pizzico di ritardo reclutai tutta la famiglia (moglie e figlia di nove anni) per trasportare tutto il materiale sull'auto che ci avrebbe portato al paesetto di Catino. Una volta caricato il tutto, partenza! Un'ora e mezza dopo eravamo giunti alla mèta.
Già alcuni contendenti, con tanto di cilindro da cuoco, erano arrivati e stavamo allestendo la loro zona. Non nego di ricordare una certa emozione. Ma io avevo l'animale super. Così iniziai a preparare, anch'io, il mio angoletto. Fuori le pentole, olio, sale, pepe, verdure, ... il pesce????? DOV'E' IL PESCEEEEE????? Moglie: io non l'ho preso e lo sguardo sulla figlia che si mette a piangere e singhiozzando rivolta a me: pensavo che lo prendessi tu, boooh, boooh ..... . Il pesce era rimasto in frigo!
Fortunatamente dietro avevo un banchetto che sostenne il mio lento declinare verso il basso. Ormai tutto era finito!
Informato del fatto il mio amico Lello (quello che mi invitò a partecipare) dopo qualche risata prima sua e poi di tutti quelli a cui lo raccontava, con aria del buon amico consolatore mi venne incontro dicendomi: ma dai, fa qualche altra cosa, qui di roba ce n'è quanta ne vuoi, basta decidere quello che vuoi fare, certo non puoi fare il pesce ... dai fai un sugo per la pasta, tutti hanno preparato i secondi e il primo non lo fa nessuno.
Il tempo ormai stringeva, e dovevo tirar fuori un sugo veloce per la pasta. Beh, - pensai - faccio l'amatriciana. Anche perché nei momenti di sconsolata riflessione avevo visto un paio di guancialotti veramente invitanti e mezza forma di pecorino semiabbandonata su un tavolo, sotto un'ombrellone.
La pasta che scelsi furono le pipe rigate (quelle a forma un pò di conchiglia) anche perché c'erano solo le penne (ma ci azzeccano poco) e gli spaghetti (che ci azzeccano di meno).
RISULTATO DELLA GARA:
1° CLASSIFICATO: Sig.ra Marisa (non ricordo il cognome) - Cucchiaio d'oro (ottone)Accettai di buon grado e cominciai ad organizzarmi decidendo che avrei cucinato un pesce, ma quale? Mi lasciai guidare dalla sorte. Quello che di meglio hanno al mercato, pensai mentre mi recavo a fare la spesa (era di sabato). Al banco del pesce una stupenda spigola - non d'allevamento - dalle dimensioni forse esagerate stava maestosa assieme ad altri pesci che neanche focalizzai tanto abbagliato ero rimasto dal magnifico esemplare. Non ci pensai due volte e mi accaparrai il bestione assaporando già il successo che avrei avuto. Tornato a casa sistemai nel frigo l'ambita preda e iniziai a preparare i condimenti, spezie e quant'altro poteva servire per l'operazione (compreso il pentolame che dovevamo portare noi). Il giorno dopo - domenica - alzati di buon'ora, ma sempre con un pizzico di ritardo reclutai tutta la famiglia (moglie e figlia di nove anni) per trasportare tutto il materiale sull'auto che ci avrebbe portato al paesetto di Catino. Una volta caricato il tutto, partenza! Un'ora e mezza dopo eravamo giunti alla mèta.
Già alcuni contendenti, con tanto di cilindro da cuoco, erano arrivati e stavamo allestendo la loro zona. Non nego di ricordare una certa emozione. Ma io avevo l'animale super. Così iniziai a preparare, anch'io, il mio angoletto. Fuori le pentole, olio, sale, pepe, verdure, ... il pesce????? DOV'E' IL PESCEEEEE????? Moglie: io non l'ho preso e lo sguardo sulla figlia che si mette a piangere e singhiozzando rivolta a me: pensavo che lo prendessi tu, boooh, boooh ..... . Il pesce era rimasto in frigo!
Fortunatamente dietro avevo un banchetto che sostenne il mio lento declinare verso il basso. Ormai tutto era finito!
Informato del fatto il mio amico Lello (quello che mi invitò a partecipare) dopo qualche risata prima sua e poi di tutti quelli a cui lo raccontava, con aria del buon amico consolatore mi venne incontro dicendomi: ma dai, fa qualche altra cosa, qui di roba ce n'è quanta ne vuoi, basta decidere quello che vuoi fare, certo non puoi fare il pesce ... dai fai un sugo per la pasta, tutti hanno preparato i secondi e il primo non lo fa nessuno.
Il tempo ormai stringeva, e dovevo tirar fuori un sugo veloce per la pasta. Beh, - pensai - faccio l'amatriciana. Anche perché nei momenti di sconsolata riflessione avevo visto un paio di guancialotti veramente invitanti e mezza forma di pecorino semiabbandonata su un tavolo, sotto un'ombrellone.
La pasta che scelsi furono le pipe rigate (quelle a forma un pò di conchiglia) anche perché c'erano solo le penne (ma ci azzeccano poco) e gli spaghetti (che ci azzeccano di meno).
RISULTATO DELLA GARA:
2° CLASSIFICATO: Sig. Stefano Dottori - Cucchiaio d'argento (era davvero d'argento)
3° CLASSIFICATO: Sig. Fausto Brandetti (mi ricordo il cognome perché si chiamava come un mio compagno di giochi da ragazzo) - Cucchiaio di bronzo (peltro).
Chi l'avrebbe mai pensato che una semplice amatriciana avrebbe raccolto così tanto successo? Dico sempre che - oltre ad averla fatta buona - c'era un'altra cosa che ha giocato a favore: il fatto che è stato il primo piatto ad essere servito, con un'ora, circa, di ritardo e la giuria era affamata.
Qui di seguito riporterò le tre ricette dei primi tre classificati.
1° CLASSIFICATO - Filetto di manzo in crosta
Ingredienti per quattro/sei persone:
- filetto di manzo (800g - 1.000 g)
- spago da cucina (non è un ingrediente, ma serve lo stesso)
- due tartufi neri medi
- pasta sfoglia (fatta in casa o se surgelata 1 confezione)
- brandy: una tazzina di caffè non piena
- pancetta affumicata a fette fine (8 - 10 fette)
- burro
- patè di fegato (a me non piace, ma la ricetta è questa): 200 g
- 1 uovo
- sale e pepe
La preparazione
Fase 1 - Se la pastasfoglia è surgelata bisogna farla scongelare. Successivamente, si accende il forno ad una temperatura di 180° C.
Fase 2 - Fare dei piccoli tagli sulla superficie del filetto e spruzzarlo con il brandy, quindi salarlo e peparlo e avvolgerlo completamente nelle fette di pancetta, senza lasciare parti non coperte dalla pancetta.
Fase 3 - Dopo averlo strettamente legato con uno spago da cucina (potete anche usare quelle retine elastiche che sono in commercio, per uso cucina) e dopo aver imburrato copiosamente una teglia da forno, ponetelo dentro e cuocetelo per 20 -22 minuti (può essere utile l'uso della carta forno, comunque controllate la fase di cottura dopo il 16° minuto).
Fase 4 - Scaduti i 20-22 minuti, togliere la teglia dal forno, slegare il filetto ed eliminare la pancetta. Quindi lasciarlo raffreddare su un piatto.
Fase 5 - Durante la fase finale del raffreddamento, sbattere l'uovo (serve per dopo) e pulire i due tartufi, tagliateli a filetti e poneteli sopra il filetto e nei tagli fatti inprecedenza. Quindi, spalmare su tutta la superficie del filetto il patè di fegato e lasciate riposare.
Fase 6 - Stendete la pasta sfoglia (che sia alta pochi millimetri, deve essere fina e leggera) e tagliatene un rettangolo che possa comodamente contenere tutto il filetto di manzo. La parte restante della sfoglia va tagliata in tante listarelle lunghe e sottili, che faranno da guarnizione.
Fase 7 - Avvolgete il filetto nel rettangolo di pasta, sigillate le eventuali fessure con un pò di uovo sbattuto, precedentemente preparato, quindi ponete i filetti di pasta a vostro piacere sulla superficie, come decorazione, per formre, per esempio, un reticolato.
Fase 8 - Spennelate, con il resto dell'uovo sbattuto, tutta la superficie e disponete su di essa il restante tartufo.
Fase 9 - Appoggiate il filetto sul fondo del forno (base forno), debitamente imburrato e cuocete, sempre alla temperatura di 180° C il suggestivo preparato, finché la pasta non si colori assumendo un aspetto dorato.
Fase 10 - Porre su un piatto di portata e tagliare e servire.
I vini
Personalmente, i vini che prediligo con questo tipo di pietanza sono vini rossi ad alta gradazione alcoolica.
Vediamone alcuni (seguendo il mio gusto; perdonate se qualcosa non dovesse andare: non sono un enologo, né un sommelier).
a) Barolo docg: è un vino prodotto in provincia di Cuneo, in una zona abbastanza ristretta, dal colore rosso granato con riflessi arancio-mattone, profumo intenso e sapore secco, ampio, caldo e robusto, ma, comunque, vellutato. La sua gradazione alcoolica minima è di 13°. La temperatura di servizio va dai 18° ai 22° C. Ottimo con le carni rosse, arrosto, cacciagione, selvaggina, da provare sopratutto con il tartufo.
b) Bramaterra doc: è un vino prodotto nell'area collinare in provincia di Vercelli. Dal colore rosso granato, tende all'arancio con profumo dal viola alla rosa; sapore asciutto con retrogusto amarognolo. Gradazione alcoolica minima 12°, è da abbinare ad arrosti saporiti di carni rosse, selvaggina formaggi stagionati. La temperatura di servizio va dai 18° ai 20° C.
c) Brunello di Montalcino docg: prodotto esclusivamente nel comune di Montalcino, in provincia di Siena. Il colore è rosso rubino molto intenso, tendente al granato, profumo intenso, sapore asciutto, caldo, robusto, armonico e persistente. La gradazione alcoolica minima è di 12,5°. La temperatura di servizio va dai 18° ai 22° C. Indicato per arrosti, grigliate di carni rosse, selvaggina, fegato d'oca, formaggi stagionati.
d) Chianti docg: è un vino prodotto in quasi tutta la Toscana (provincie di AR, FI, PT, SI) dal colore rosso rubino vivace e dal sapore asciutto e armonico. La sua gradazione alcoolica minima è di 11,5°. Va servito ad una temperatura che si aggira tra i 16° e 18° C. Le sue caratteristiche sono tali da essere ottimo per gli abbinamenti con salumi e formaggi, prmi piatti dal sapore marcato della cucina toscana ed anche con carni bianche e rosse.
2° CLASSIFICATO - Pipe rigate all'amatriciana
Ingredienti per due persone (è come la faccio io):
- guanciale tagliato a quadrucci o piccole listarelle in quantità abbondante
- olio
- sale
- pepe
- pomodoro a pezzetti (un barattolo da 400 g - almeno - ma non più di 500 g)
- zucchero (se necessario: dipende dall'acidità del pomodoro)
- pecorino (comprare quello romano di buona qualità) grattuggiato: 100/150 g
- pasta di grano duro (a me piacciono le pipe rigate o conchiglie)
- (qualcuno, nel soffritto iniziale, aggiunge la cipolla che a me non piace perché, a mio parere, cipolla e guanciale non vanno d'accordo).


"Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno, ahmm!"
La preparazione
Fase 1 - Mettere in una pentola l'acqua per la pasta e mettere a scaldare. Buttare la pasta e far cuocere.
Fase 2 - In una padella sufficientemente larga che possa mantenere la pasta, porre 2/3 cucchiai di olio extravergine e fre scaldare. Aggiungere successivamente il guanciale già finemente tagliato e far rosolare a fuoco basso.
Fase 3 - Quando i grassetti bianchi del guanciale cominciano a scoppiettare (il guanciale è rosolato) aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco e sempre a fuoco basso far evaporare.
Fase 4 - Aggiungere, quindi, il pomodoro a pezzettoni, girare e far amalgamare bene la salsa. Quindi, aggiustare di sale e di pepe. Se il sugo dovesse risultare un pò aspro si può aggiungere una puntina di un cucchiaino di zucchero (poco, mi raccomando).
Fase 5 - Scolare la pasta e mantenere un pò d'acqua della scolatura. Buttare la pasta scolata nella padella dove il sugo a fuoco basso è ormai pronto per riceverla. Cominciare a girare e aggiungere, a più riprese, il pecorino grattuggiato che si andrà sciogliendo. Se il pecorino asciuga troppo la pasta aggiungere un pò d'acqua della scolatura. Quando il formaggio è finito, servire e buon appetito (mettere a tavola altro pecorino grattuggiato per i più ghiotti).
I vini
Personalmente, i vini che prediligo con questo tipo di pasta sono vini rossi a medio-alta gradazione alcoolica.
Vediamone alcuni (seguendo il mio gusto; perdonate se qualcosa non dovesse andare: non sono un enologo, né un sommelier).
a) Grignolino d'Asti doc: è un vino prodotto in provincia di Asti, dal colore rosso rubino che tende all'arancione se invecchiato, profumo delicato e asciutto gradevolmente amarognolo e con persistente retrogusto. La sua gradazione alccolica minima è di 11°. Ideale per antipasti, primi (minestre o asciutte saporite), spiedini di carne pollame, fritti. Servire a temperatura ambiente (circa 16° C)
b) Riesi doc: è un vino prodotto nella provincia di Caltanissetta, è un rosso rubino dal profumo gradevole ed elegante, leggermente fruttato. Il sapore asciutto. La sua gradazione alcoolica minima è di 11,5°. Ideale per primi piatti saporiti, carni bianche e rosse e formaggi di media maturità, va servito ad una temperatura di circa 16°-18° C).
c) Galatina doc: è un vino prodotto nella provincia di Lecce, è un rosso rubino tendente al rosso mattone se invecchiato. Profumo gradevole e intenso. Il sapore è asciutto e vellutato. La gradazione alcoolica va da un minimo di 11°. E' ideale per i primi piatti, formaggi stagionati e carni rosse. Va servito a temperatura ambiente (intorno ai 16°-18°C).
d) Chianti docg: è un vino prodotto in quasi tutta la Toscana (provincie di AR, FI, PT, SI) dal colore rosso rubino vivace e dal sapore asciutto e armonico. La sua gradazione alcoolica minima è di 11,5°. Va servito ad una temperatura che si aggira tra i 16° e 18° C. Le sue caratteristiche sono tali da essere ottimo per gli abbinamenti con salumi e formaggi, prmi piatti dal sapore marcato della cucina toscana ed anche con carni bianche e rosse.
3° CLASSIFICATO - Petto di pollo à la maréchal
Ingredienti per due persone:
- 2 petti di pollo (peso totale 350-400 g)
- Asparagi (1 kg prima di pulire)
- Succo di limone (già preparato, senza semi)
- Farina
- Olio extra vergine di oliva (4 - 5 cucchiai da minestra)
- Brodo vegetale (non molto grasso)
- Sale
- Pepe
- Scaglie di tartufo (da tagliare al momento di fine cottura)
La preparazione
Fase 1 - Dopo aver lavato gli asparagi occorre tagliare la parte dura del gambo, in modo che, una volta cotti, sia tutto da mangiare. Quindi, si fanno cuocere al vapore (non lessi perché perdono sostanza e sapore).
Fase 2 - Preparare un brodino da aggiungere a cottura ultimata.
Fase 3 - Mentre gli asparagi stanno cuocendo, prendere i petti di pollo e, dopo averli ben battuti per schiacciarli il più possibile, si infarinano.
Fase 4 - In una padella (antiaderente o di alluminio professionale) mettere l'olio e farlo scaldare. Quindi, aggiungere le scaloppine di pollo e farle rosolare da ambo le parti, aggiungendo sale e pepe.
Fase 5 - Una volta rosolate, bagnare con abbondante succo di limone aggiungendo due/tre mestoli di brodo e coprire la padella con un coperchio e far cuocere a fuoco basso.
Fase 6 - Quando la carne è cotta, porre sopra abbondanti scaglie di tartufo che però dovranno essere tagliate nel momento della loro distribuzione sulla carne; quindi, ricoprire la padella con il coperchio e lasciare insaporire (ancora con il fuoco molto basso) per qualche minuto.
Fase 7 - Porre le scaloppine nel piatto e corredarlo con gli asparagi già conditi con sale olio e pepe (c'è chi preferisce mettere nel piatto gli asparagi lessi, lasciando al commensale l'onere di condire gli asparagi secondo il proprio gusto.
I vini
Personalmente, i vini che prediligo con piatti di carne bianca (pollo, coniglio) sono vini bianchi ad alta gradazione alcoolica o vini rossi profumati a media gradazione alcoolica.
Vediamone alcuni (seguendo il mio gusto; perdonate se qualcosa non dovesse andare: non sono un enologo, né un sommelier).
a) Terlaner Chardonnay: è un vino prodotto in provincia di Bolzano, dal colore giallo verdognolo, profumo fruttato e sapore secco. La sua gradazione alccolica minima è di 11°. Ideale per piatti di pesce, carni bianche e formaggi morbidi (tipo stracchino).
b) San Severo doc: è un vino prodotto nella provincia di Foggia, è un bianco paglierino dal profumo leggermente fruttato. Il sapure asciutto, gradevole. La sua gradazione alcoolica minima è di 11°. Ideale per pesce, uova, formaggi e carni bianche, va servito ad una temperatura di circa 10°-11° C).
c) Freisa: è un vino prodotto nella provincia torinese, è un rosso rubino chiaro dal profumo delicato che varia con tonalità dalla viola al lampone. Il sapore è asciutto e lievemente acidulo se giovane; se invecchiato, invece, rimane più delicato. La gradazione alcoolica varia dagli 11° (minimo) ai 12,5° (massimo). La tipologia "secco" è ideale per carni bianche e formaggi. Va servito a temperatura ambiente (intorno ai 16°-17° C).
d) Chianti docg: è un vino prodotto in quasi tutta la Toscana (provincie di AR, FI, PT, SI) dal colore rosso rubino vivace e dal sapore asciutto e armonico. La sua gradazione alcoolica minima è di 11,5°. Va servito ad una temperatura che si aggira tra i 16° e 18° C. Le sue caratteristiche sono tali da essere ottimo per gli abbinamenti con salumi e formaggi, prmi piatti dal sapore marcato della cucina toscana ed anche con carni bianche e rosse. Il Chianti giovane può essere anche abbinato al cacciucco alla livornese (zuppa di pesce).
Vediamone alcuni (seguendo il mio gusto; perdonate se qualcosa non dovesse andare: non sono un enologo, né un sommelier).
a) Terlaner Chardonnay: è un vino prodotto in provincia di Bolzano, dal colore giallo verdognolo, profumo fruttato e sapore secco. La sua gradazione alccolica minima è di 11°. Ideale per piatti di pesce, carni bianche e formaggi morbidi (tipo stracchino).
b) San Severo doc: è un vino prodotto nella provincia di Foggia, è un bianco paglierino dal profumo leggermente fruttato. Il sapure asciutto, gradevole. La sua gradazione alcoolica minima è di 11°. Ideale per pesce, uova, formaggi e carni bianche, va servito ad una temperatura di circa 10°-11° C).
c) Freisa: è un vino prodotto nella provincia torinese, è un rosso rubino chiaro dal profumo delicato che varia con tonalità dalla viola al lampone. Il sapore è asciutto e lievemente acidulo se giovane; se invecchiato, invece, rimane più delicato. La gradazione alcoolica varia dagli 11° (minimo) ai 12,5° (massimo). La tipologia "secco" è ideale per carni bianche e formaggi. Va servito a temperatura ambiente (intorno ai 16°-17° C).
d) Chianti docg: è un vino prodotto in quasi tutta la Toscana (provincie di AR, FI, PT, SI) dal colore rosso rubino vivace e dal sapore asciutto e armonico. La sua gradazione alcoolica minima è di 11,5°. Va servito ad una temperatura che si aggira tra i 16° e 18° C. Le sue caratteristiche sono tali da essere ottimo per gli abbinamenti con salumi e formaggi, prmi piatti dal sapore marcato della cucina toscana ed anche con carni bianche e rosse. Il Chianti giovane può essere anche abbinato al cacciucco alla livornese (zuppa di pesce).
lunedì 10 dicembre 2007
La befana e la brusca realtà
Era il lontano 1954, qualche giorno prima delle vacanze natalizie e, come al solito, il sabato pomeriggio uscivo con i miei genitori per la consueta passeggiata al centro con l'eventualità (ma era praticamente la certezza) dello shopping.
Accadeva spesso, sulla strada del ritorno, di passare per piazza Cavour dove troneggia il palazzo di giustizia (credo che già da allora ebbi i primi sentimenti repulsivi verso le discipline umanistiche come diritto, lettere, filosofia, forse perché abbinavo a quelle materie la pesantezza e la prosopopea di quell'edificio). Sulla strada del ritorno, come dicevo, quando quando ormai la sera con il suo manto di stelle (immagine disneyana) aveva preso il sopravvento sulla luce del giorno, il mio papà si fermò in mezzo alla piazza e mi indicò delle piccole finestrelle, ridotte in dimensioni rispetto alle altre e posizionate nel piano più alto e con la luce accesa.
"Vedi - mi disse - lì ancora lavorano! Lo sai chi c'è? ... Ci sono le Befane che fanno pacchi e pacchetti per i bimbi buoni e sopratutto per quelli poveri che hanno avuto tanto poco. Quello è il C.B.I., Centro Befanifero Italiano".
Io cercavo di essere buono, ma quanto era difficile! Sotto le feste scrivevo la letterina alla mia Befana personale: la Befana Genoveffa, nella quale esponevo tutte le mie richieste con la solita conclusione: prometto che per il prossimo anno cercherò di essere più buono.
Accadde una sera che incontrammo un caro amico di papà, con la moglie e con i suoi due figli: Franco (il più grande) e Patrizio.
Abitavano vicino a noi, così facemmo la strada del ritorno insieme.
Arrivati a piazza Cavour vidi quelle finestrelle con la luce accesa e, con aria di chi la sa lunga, rivolto verso il più grande dei fratelli, chiesi se sapeva chi c'era dentro quegli uffici. Alla risposta negativa me ne uscii con tono trionfante di chi ha scoperto chissà quale profondo mistero: "Lì c'è la Befana! Quello è il Centro Befanifero Italiano". Seguì immediata la risata divertita di Franco che subito interloquì: "Ma che ce credi ancora alla Befana? Ma non lo sai che la Befana è tu madre e tu padre?". Ed ancora la risata sghignazzante!
Riesco ancora a ricordare il colpo che accusai per l'amara delusione: il crollo di un mondo fantastico ed irreale che prima per me era qualcosa di vero, di caldo e di familiare. Lo sguardo incredulo verso i miei genitori, la carezza di papà sulla testa e mamma: "Mbè, prima o dopo lo avresti saputo, meglio ora con noi". Sì, vabbè, ma il colpo s'era fatto sentire, faceva male. Tutto quello che ci avevo costruito sopra, pensieri, sogni, propositi, ... puff! Tutto svanito. Che delusione ... non mi vergogno di dire che ci ho sofferto per alcuni giorni.
Mi chiedo oggi, perché ancora non lo so, cosa ci possa essere dietro quelle finestrelle. Me lo chiedo ogni tanto, ma non ho mai indagato forse perché non me ne frega niente.
Per me lì c'è ancora il Centro Befanifero Italiano! Mi piace far continuare il sogno perché in questo sono con me mamma e papà: affetti eterni ed intramontabili.
Accadeva spesso, sulla strada del ritorno, di passare per piazza Cavour dove troneggia il palazzo di giustizia (credo che già da allora ebbi i primi sentimenti repulsivi verso le discipline umanistiche come diritto, lettere, filosofia, forse perché abbinavo a quelle materie la pesantezza e la prosopopea di quell'edificio). Sulla strada del ritorno, come dicevo, quando quando ormai la sera con il suo manto di stelle (immagine disneyana) aveva preso il sopravvento sulla luce del giorno, il mio papà si fermò in mezzo alla piazza e mi indicò delle piccole finestrelle, ridotte in dimensioni rispetto alle altre e posizionate nel piano più alto e con la luce accesa.
"Vedi - mi disse - lì ancora lavorano! Lo sai chi c'è? ... Ci sono le Befane che fanno pacchi e pacchetti per i bimbi buoni e sopratutto per quelli poveri che hanno avuto tanto poco. Quello è il C.B.I., Centro Befanifero Italiano".
Io cercavo di essere buono, ma quanto era difficile! Sotto le feste scrivevo la letterina alla mia Befana personale: la Befana Genoveffa, nella quale esponevo tutte le mie richieste con la solita conclusione: prometto che per il prossimo anno cercherò di essere più buono.
Accadde una sera che incontrammo un caro amico di papà, con la moglie e con i suoi due figli: Franco (il più grande) e Patrizio.
Abitavano vicino a noi, così facemmo la strada del ritorno insieme.
Arrivati a piazza Cavour vidi quelle finestrelle con la luce accesa e, con aria di chi la sa lunga, rivolto verso il più grande dei fratelli, chiesi se sapeva chi c'era dentro quegli uffici. Alla risposta negativa me ne uscii con tono trionfante di chi ha scoperto chissà quale profondo mistero: "Lì c'è la Befana! Quello è il Centro Befanifero Italiano". Seguì immediata la risata divertita di Franco che subito interloquì: "Ma che ce credi ancora alla Befana? Ma non lo sai che la Befana è tu madre e tu padre?". Ed ancora la risata sghignazzante!
Riesco ancora a ricordare il colpo che accusai per l'amara delusione: il crollo di un mondo fantastico ed irreale che prima per me era qualcosa di vero, di caldo e di familiare. Lo sguardo incredulo verso i miei genitori, la carezza di papà sulla testa e mamma: "Mbè, prima o dopo lo avresti saputo, meglio ora con noi". Sì, vabbè, ma il colpo s'era fatto sentire, faceva male. Tutto quello che ci avevo costruito sopra, pensieri, sogni, propositi, ... puff! Tutto svanito. Che delusione ... non mi vergogno di dire che ci ho sofferto per alcuni giorni.
Mi chiedo oggi, perché ancora non lo so, cosa ci possa essere dietro quelle finestrelle. Me lo chiedo ogni tanto, ma non ho mai indagato forse perché non me ne frega niente.
Per me lì c'è ancora il Centro Befanifero Italiano! Mi piace far continuare il sogno perché in questo sono con me mamma e papà: affetti eterni ed intramontabili.
sabato 8 dicembre 2007
La scuola - mamma mia che sfacelo!
Sono un insegnante di matematica (primo brivido per la maggior parte dei lettori ... matematicaaaa!? "non ci ho capito mai niente"). Ma, allora come fanno quei ragazzi extracomunitari (dell'est: ucraini, russi, cinesi, ecc.) a brillare in questa disciplina? Ne ho e ne ho avuti: per la quasi totalità (95%) le conoscenze matematiche erano e sono sensibilmente superiori a quelle richieste per la classe che stavano frequentando e frequentano. Sono tutti portati per la matematica? Certamente no, ma hanno metodo. Come lo hanno appreso? La loro scuola! I loro programmi! La figura dell'insegnante ancora rispettato! L'insegnamento moderno della disciplina! Il ruolo che riveste la scienza nella vita del loro Paese! Gli orari scolastici più impegnativi e professionali! Gli indirizzi di studio scolastici più attuali! ... e chi più ne ha più ne metta!
La nostra scuola? Lo stampo, ancora fortemente giolittiano, limita lo sviluppo dello studio scientifico e gli insegnanti, ahimè, sono spesso preda facile delle situazioni che si vanno a creare. Foto alle gambe della professoressa di inglese, contatti "fortuiti (?)" con il seno della professoressa di lettere, infatuazione delle ragazzine per il professore di filosofia, sono, tra l'altro, eventi che portano la nostra scuola a livelli di quasi impossibilità di insegnamento. Senza poi parlare della preparazione di qualche docente che ... meglio lasciar perdere!
La mia lunga carriera (la pensione fra pochi anni) mi ha portato tanta esperienza, tanta conoscenza nei rapporti sociali con gli alunni, la consapevolezza, sopratutto, dei grossi limiti che costringono la nostra scuola ad essere semplicemente un ricovero di giovinastri interessati ai loro rapporti sociali, alla musica, agli incontri pericolosi extra scolastici, ai pubs, alle discoteche, al sesso, a tutte le attività, insomma, dove lo studio non è minimamente contemplato.
Esami di stato anno scolastico 2007:
Prof. chiede: "Sai dirmi perché negli anni settanta, quando ancora la Russia era l'U.R.S.S., si parlava di guerra fredda tra le due potenze (russa e americana)?"
Alunno: (attimo di riflessione, illuminazione sul viso seguito da un breve sorriso di chi sa e risposta decisa) "perché la guerra l'hanno fatta in Russia".
Risatine sommesse della commissione, spiegazione giustificativa del professore: "Già ha detto così perché in Russia fa freddo".
L'esame è continuato e l'alunno è stato promosso con sessantuno su cento.
Basta questo esempio - ne potrei portare centinaia (ho esaminato circa tremila alunni nella mia carriera) - per capire che la situazione è drammatica.
I vari ministri che si sono susseguiti, ora di sinistra, ora di destra, hanno cercato di portare innovazioni che sono risultate sempre più disastrose con la conseguente precipitazione nei più profondi abissi dell'ignoranza. Se dovevano produrre certi aborti era meglio lasciare la scuola come era. La scuola media con il latino e così via. Era una scuola non più adatta ai tempi, ma almeno vi era organicità. Direi quasi che per il periodo nel quale fu concepita (riforma Gentile) era un piccolo gioiellino. Ma bisogna avere l'onestà intellettuale di ammettere che i cambiamenti portati nel tempo hanno indebolito le strutture della scuola che, seppure obsoleta e superata, era strutturalmente ancora valida e fornitrice di cultura.
Il lettore penserà che il vecchio che sta scrivendo è il solito rompiballe frustrato che alla fine di un percorso di vita lavorativa vuole vomitare tutto il marcio che ha incontrato e che ha dovuto subire, senza mai sapersi ribellare a chi, incompetente, ma con potere, rovinava sempre più la scuola italiana.
Anagraficamente, in effetti, qualche annetto ce l'ho, il fisico - ringraziando il nostro Datore di vita - sta bene e ... ancora perfettamente funzionante in tutte le sue parti. Il cervello ancora fa il suo dovere, ritengo anche bene e mi piace come funziona. I rapporti sociali ottimi. La curiosità sempre viva. La voglia di studiare e aggiornarsi sempre presente. Situazione economica buonina (grazie ai miei fu genitori!).
Quindi, escludendo il vecchio (rimbambito) e il frustrato rimane il rompiballe. Ecco, questo mi piace esserlo. Ma non voglio e non vorrò mai essere un borbottone inconcludente; vorrei, perciò, segnalare (forse meglio denunciare) tutto ciò che nella nostra scuola non va. Inutile ripercorre strade già ben note a tutti e, comunque, passate. Non servirebbe molto! L'utilità del passato consiste nel riconoscere gli errori commessi per non commetterne degli altri. Quindi, successivamente anche qualche proposta.
Ciò che serve, ora, è generare un gruppo di personaggi (e questo è il difficile), al di fuori dalla politica (altrimenti se c'è la sinistra si studia Marx, se c'è la destra si studia Nietzsche), fortemente conoscitori delle problematiche scolastiche che siano accompagnati da altrettanti esperti in vari settori del mondo europeo e mondiale in modo da poter associare all'esperienza del docente le esigenze del mondo dell'inizio del terzo millennio. Un lavoro del genere, mi rendo conto, avrà bisogno di un periodo di preparazione e realizzazione non certo breve, ma bisogna, comunque, cominciare evitando quegli scempi che il Ministero, nella persona di un Ministro ignorante della materia, sforna senza cognizione di causa.
Per esempio, l'ultima ordinanza, scaturita da non so quali menti diaboliche (mi sa che lo fanno apposta e poi spiegherò perché), mi riferisco alla Legge 26 dicembre 2006, n. 296, è stata fatta (con i piedi) perché (parole testuali di AS agenzia scuola) il nostro sistema scolastico compie così un passo molto importante per allinearsi con i sistemi di altri Paesi dell'Unione Europea. Mi chiedo, intanto, perché dobbiamo sempre correre per allinearci, sempre in ritardo l'Italia, vero? Perché, poi, gli altri Paesi fanno sempre (o quasi) prima di noi? Sono migliori i popoli? Non credo! Abbiamo delle risorse nelle nostre menti (italiane) da far paura. Allora, forse, vuoi vedere che la questione ricade sui personaggi che governano il Paese. Ma possibile che siamo stati e siamo (speriamo che non saremo) così sfigati da avere avuto sempre individui che hanno effettuato scelte così sconvenienti (certamente mai per loro) per i servizi sociali del nostro Paese.
Qui non si tratta di destra o sinistra, né di centro, né di prima o seconda repubblica. Questi sono tutti giochetti per dare materiale di discussione a chi poi non ha alcuna voce in capitolo. E passano gli anni, si succedono governi, ma quelli non li sposta nessuno. Sono sempre lì, inamovibili, vecchie cariatidi saldate alle loro poltrone di potere. Quando saranno oltrepassati (forse non accadrà mai) non dovranno neanche fargli il mezzobusto, saranno lì sempre, rigidi, tutto busto.
Mi ricordo, accidenti ... non rammento il nome, che un ministro delle finanze (si parla di molto prima della guerra) diede le dimissioni perché i suoi bilanci non quadravano per 1 lira o mille lire che fossero. Ma chi era? Un alieno? Qui i nostri bravi governanti inanellano cappellate a non finire, eppure mi pare che i nomi che risuonano nell'atmosfera viziata del Palazzo siano sempre quelli. Dimissioni? Ma vuoi vedere che nella nuova versione del dizionario italiano questa parola verrà omessa?
Mi chiedo, ora, ma come è possibile che non ne azzecchino una? Beh! A onor del vero qualche cosa l'avranno pure ben fatta, ma è poca cosa quando si ha a che fare con l'onore di un Paese e con le tasche dei suoi abitanti che corrono sempre ai ripari pagando fior di tasse per colmare i buchi (meglio dire voragini) lasciate dai nostri incaricati politici.
Non voglio fare espressamente riferimento a qualche Paese estero. Sarebbe troppo facile dimostrare con semplici confronti la limitatezza del nostro Pese. Ancora facciamo parte dei G8? Sì, ma nella parte della Cenerentola di turno.
Il fatto che non ci siano personaggi illuminati a dirigere l'Italia, pone come conseguenza che chi c'è si contorna di personaggi ancor meno illuminati, fino ad arrivare al buio più profondo. E da costoro che vuoi tirare fuori? D'altra parte, i prodotti legislativi, incompleti, errati, superficiali, che scaturiscono da tali menti brillanti danno la possibilità al popolino frustrato di commentare (mesi, anni) di dimostrare scendendo in piazza (soldi che se ne vanno e produzione che diminuisce) per arrivare al "compromesso", dove qualcosa s'aggiusta, ma che non risolve, comunque si voglia porre la questione. E così gli anni passano, i bimbi crescono, i genitori muoiono, i problemi restano e loro sempre lì. Ecco, forse, perché lo fanno apposta.
Ma ritorniamo alla scuola. C'è un grande bisogno di riforme, ma riforme profonde, non distruttive, ma utili alla cultura, ma non una cultura così tanto per sapere tante cose, quello che serve è una cultura adeguata ai tempi. Nuovi programmi, nuovi corsi che possano porre i nostri ragazzi in condizione paritaria con gli altri dei Pesi Europei. Bisogna anche educare sugli argomenti che sono ormai attuali, senza timore e vergogna: prosituzione, violenza, criminalità, droga, sociale, ecc. ecc.. Le parole e gli argomenti li conosciamo tutti. Basta coi teatrini politici in televisione. Ormai, anziché lo spettacolo di varietà stasera ci vediamo l'on. Pisellino che si confronta con l'on. Pisellone. E giù i soliti ritornelli! Che palle! (Ops! scusate il calo di qualità, ma la citazione mi è uscita proprio di cuore e, quindi, non la cancello!)
Oggi si parla di nuovo obbligo nella scuola (qualche anno in più di studio), bene! Saremo tutti meno ignoranti (per quello che si impara oggi a scuola ...). Ma nessuno si è posto il problema di una nuova situazione emergente (anzi è già emersa da qualche anno) e che sarà sempre più presente nelle aule della nostra scuola italiana. Tutti quegli immigrati che si riversano sulle nostre coste e che, puntualmente vengono accolti e poi non rimandati a casa, che fine fanno? Si disperdono per l'ambiente. Una percentuale (non voglio quantizzare perché non conosco i valori statistici) trova lavoro e, comunque, decide di condurre una vita onesta. I figli? Lavorano pure loro e molti di essi decidono di frequentare una scuola italiana, più precisamente un corso serale per studenti lavoratori. Nella scuola dove insegno, nel corso serale, da pochi esemplari di qualche anno fa (7 - 8 anni fa) con un peso statistico trascurabile, siamo arrivati a raggiungere il 20% della popolazione scolastica (alunni). E il fenomeno è destinato a crescere. Sono queste persone desiderose di integrarsi nel rispetto delle Leggi del nostro Paese. Ma come le accogliamo? Come affrontare i problemi della lingua? Come insegnare le varie discipline e raccordarci con le loro conoscenze e la loro cultura? Abbiamo Cina, Africa, Islam, America Latina. Come integrarli? Ma come posso ad un congolese, cresciuto nell'orrore delle guerre tra il suo Paese e gli Stati limitrofi e che ancora vede nella sua mente i drammi vissuti, la morte dei propri cari, cominciare a dirgli che un'equazione di secondo grado ha sempre due soluzioni reali se il discriminante è maggiore o uguale a 0. Ma che gliene frega! Giustamente! Di questo neanche una parola nella Legge. Dico, parlo del 20% degli studenti. E l'educazione degli adulti? Anche in questo caso neanche una parola! Sono convinto sempre di più che lo stanno facendo apposta. Non riesco a credere che i nostri politici che gestiscono il Ministero della pubblica istruzione (?) non abbiano conoscenza di questi fenomeni e che esiste un pubblico che, anche se non molto desiderato, comunque c'è. E se questi ti diventano criminali?
Dicembre 2006, prima di Natale. Vado a piazzale Clodio, tribunale di Roma, per incontrare un avvocato per una causa civile (gestivo alcuni condomini, ora non più). Nell'attesa ho visto tante porticine con elenchi di persone (10 per ogni foglio e una data all'inizio). "Ma che è" chiesi all'avvocato con il quale avevo l'appuntamento. "Sono tutte persone che devono subire processi - si parla di penale - nei prossimi giorni". Terminato con l'avvocato sono tornatop indietro per vedere i nomi e le loro origini (e qui che si vede lo spirito del rompiballe):
- primo foglio: 2 italiani, 4 rumeni, 4 arabi;
- secondo foglio: 5 italiani, 2 albanesi, 3 rumeni
- terzo foglio: 8 arabi, 1 rumeno, 1 albanese
- quarto foglio: 1 italiano, 3 albanesi, 2 arabi,4 rumeni
Poi mi sono fermato. Era quello che volevo sapere! Non c'è da commentare. Basta solo dire che su 40 processi penali, l'80% sono stranieri. Un ex sindaco di Roma una volta si espresse dicendo: ma noi dobbiamo stendere una mano per accoglierli. Indubbiamente il messaggio è molto cristiano. Chissà se lo dovessero assalire per una rapina sarebbe sempre dello stesso parere. Ah! Già, dimenticavo ... lui va con la scorta.
Per ora il lettore si dovrà accontentare dello sproloquio sopra riportato. E' tardi, ho sonno e me ne vado a letto. La mia compagna reclama la mia presenza (lei è bella e giovane: non posso farla aspettare, non pensate male è solo per dormire insieme e farci tante coccole). Un giorno che mi dovesse prendere la voglia continuerò lo sproloquio, magari proponendo qualcosa per costruire una scuola migliore. Ciao a tutti e grazie per la pazienza necessaria per leggere 'sto pappone.
La nostra scuola? Lo stampo, ancora fortemente giolittiano, limita lo sviluppo dello studio scientifico e gli insegnanti, ahimè, sono spesso preda facile delle situazioni che si vanno a creare. Foto alle gambe della professoressa di inglese, contatti "fortuiti (?)" con il seno della professoressa di lettere, infatuazione delle ragazzine per il professore di filosofia, sono, tra l'altro, eventi che portano la nostra scuola a livelli di quasi impossibilità di insegnamento. Senza poi parlare della preparazione di qualche docente che ... meglio lasciar perdere!
La mia lunga carriera (la pensione fra pochi anni) mi ha portato tanta esperienza, tanta conoscenza nei rapporti sociali con gli alunni, la consapevolezza, sopratutto, dei grossi limiti che costringono la nostra scuola ad essere semplicemente un ricovero di giovinastri interessati ai loro rapporti sociali, alla musica, agli incontri pericolosi extra scolastici, ai pubs, alle discoteche, al sesso, a tutte le attività, insomma, dove lo studio non è minimamente contemplato.
Esami di stato anno scolastico 2007:
Prof. chiede: "Sai dirmi perché negli anni settanta, quando ancora la Russia era l'U.R.S.S., si parlava di guerra fredda tra le due potenze (russa e americana)?"
Alunno: (attimo di riflessione, illuminazione sul viso seguito da un breve sorriso di chi sa e risposta decisa) "perché la guerra l'hanno fatta in Russia".
Risatine sommesse della commissione, spiegazione giustificativa del professore: "Già ha detto così perché in Russia fa freddo".
L'esame è continuato e l'alunno è stato promosso con sessantuno su cento.
Basta questo esempio - ne potrei portare centinaia (ho esaminato circa tremila alunni nella mia carriera) - per capire che la situazione è drammatica.
I vari ministri che si sono susseguiti, ora di sinistra, ora di destra, hanno cercato di portare innovazioni che sono risultate sempre più disastrose con la conseguente precipitazione nei più profondi abissi dell'ignoranza. Se dovevano produrre certi aborti era meglio lasciare la scuola come era. La scuola media con il latino e così via. Era una scuola non più adatta ai tempi, ma almeno vi era organicità. Direi quasi che per il periodo nel quale fu concepita (riforma Gentile) era un piccolo gioiellino. Ma bisogna avere l'onestà intellettuale di ammettere che i cambiamenti portati nel tempo hanno indebolito le strutture della scuola che, seppure obsoleta e superata, era strutturalmente ancora valida e fornitrice di cultura.
Il lettore penserà che il vecchio che sta scrivendo è il solito rompiballe frustrato che alla fine di un percorso di vita lavorativa vuole vomitare tutto il marcio che ha incontrato e che ha dovuto subire, senza mai sapersi ribellare a chi, incompetente, ma con potere, rovinava sempre più la scuola italiana.
Anagraficamente, in effetti, qualche annetto ce l'ho, il fisico - ringraziando il nostro Datore di vita - sta bene e ... ancora perfettamente funzionante in tutte le sue parti. Il cervello ancora fa il suo dovere, ritengo anche bene e mi piace come funziona. I rapporti sociali ottimi. La curiosità sempre viva. La voglia di studiare e aggiornarsi sempre presente. Situazione economica buonina (grazie ai miei fu genitori!).
Quindi, escludendo il vecchio (rimbambito) e il frustrato rimane il rompiballe. Ecco, questo mi piace esserlo. Ma non voglio e non vorrò mai essere un borbottone inconcludente; vorrei, perciò, segnalare (forse meglio denunciare) tutto ciò che nella nostra scuola non va. Inutile ripercorre strade già ben note a tutti e, comunque, passate. Non servirebbe molto! L'utilità del passato consiste nel riconoscere gli errori commessi per non commetterne degli altri. Quindi, successivamente anche qualche proposta.
Ciò che serve, ora, è generare un gruppo di personaggi (e questo è il difficile), al di fuori dalla politica (altrimenti se c'è la sinistra si studia Marx, se c'è la destra si studia Nietzsche), fortemente conoscitori delle problematiche scolastiche che siano accompagnati da altrettanti esperti in vari settori del mondo europeo e mondiale in modo da poter associare all'esperienza del docente le esigenze del mondo dell'inizio del terzo millennio. Un lavoro del genere, mi rendo conto, avrà bisogno di un periodo di preparazione e realizzazione non certo breve, ma bisogna, comunque, cominciare evitando quegli scempi che il Ministero, nella persona di un Ministro ignorante della materia, sforna senza cognizione di causa.
Per esempio, l'ultima ordinanza, scaturita da non so quali menti diaboliche (mi sa che lo fanno apposta e poi spiegherò perché), mi riferisco alla Legge 26 dicembre 2006, n. 296, è stata fatta (con i piedi) perché (parole testuali di AS agenzia scuola) il nostro sistema scolastico compie così un passo molto importante per allinearsi con i sistemi di altri Paesi dell'Unione Europea. Mi chiedo, intanto, perché dobbiamo sempre correre per allinearci, sempre in ritardo l'Italia, vero? Perché, poi, gli altri Paesi fanno sempre (o quasi) prima di noi? Sono migliori i popoli? Non credo! Abbiamo delle risorse nelle nostre menti (italiane) da far paura. Allora, forse, vuoi vedere che la questione ricade sui personaggi che governano il Paese. Ma possibile che siamo stati e siamo (speriamo che non saremo) così sfigati da avere avuto sempre individui che hanno effettuato scelte così sconvenienti (certamente mai per loro) per i servizi sociali del nostro Paese.
Qui non si tratta di destra o sinistra, né di centro, né di prima o seconda repubblica. Questi sono tutti giochetti per dare materiale di discussione a chi poi non ha alcuna voce in capitolo. E passano gli anni, si succedono governi, ma quelli non li sposta nessuno. Sono sempre lì, inamovibili, vecchie cariatidi saldate alle loro poltrone di potere. Quando saranno oltrepassati (forse non accadrà mai) non dovranno neanche fargli il mezzobusto, saranno lì sempre, rigidi, tutto busto.
Mi ricordo, accidenti ... non rammento il nome, che un ministro delle finanze (si parla di molto prima della guerra) diede le dimissioni perché i suoi bilanci non quadravano per 1 lira o mille lire che fossero. Ma chi era? Un alieno? Qui i nostri bravi governanti inanellano cappellate a non finire, eppure mi pare che i nomi che risuonano nell'atmosfera viziata del Palazzo siano sempre quelli. Dimissioni? Ma vuoi vedere che nella nuova versione del dizionario italiano questa parola verrà omessa?
Mi chiedo, ora, ma come è possibile che non ne azzecchino una? Beh! A onor del vero qualche cosa l'avranno pure ben fatta, ma è poca cosa quando si ha a che fare con l'onore di un Paese e con le tasche dei suoi abitanti che corrono sempre ai ripari pagando fior di tasse per colmare i buchi (meglio dire voragini) lasciate dai nostri incaricati politici.
Non voglio fare espressamente riferimento a qualche Paese estero. Sarebbe troppo facile dimostrare con semplici confronti la limitatezza del nostro Pese. Ancora facciamo parte dei G8? Sì, ma nella parte della Cenerentola di turno.
Il fatto che non ci siano personaggi illuminati a dirigere l'Italia, pone come conseguenza che chi c'è si contorna di personaggi ancor meno illuminati, fino ad arrivare al buio più profondo. E da costoro che vuoi tirare fuori? D'altra parte, i prodotti legislativi, incompleti, errati, superficiali, che scaturiscono da tali menti brillanti danno la possibilità al popolino frustrato di commentare (mesi, anni) di dimostrare scendendo in piazza (soldi che se ne vanno e produzione che diminuisce) per arrivare al "compromesso", dove qualcosa s'aggiusta, ma che non risolve, comunque si voglia porre la questione. E così gli anni passano, i bimbi crescono, i genitori muoiono, i problemi restano e loro sempre lì. Ecco, forse, perché lo fanno apposta.
Ma ritorniamo alla scuola. C'è un grande bisogno di riforme, ma riforme profonde, non distruttive, ma utili alla cultura, ma non una cultura così tanto per sapere tante cose, quello che serve è una cultura adeguata ai tempi. Nuovi programmi, nuovi corsi che possano porre i nostri ragazzi in condizione paritaria con gli altri dei Pesi Europei. Bisogna anche educare sugli argomenti che sono ormai attuali, senza timore e vergogna: prosituzione, violenza, criminalità, droga, sociale, ecc. ecc.. Le parole e gli argomenti li conosciamo tutti. Basta coi teatrini politici in televisione. Ormai, anziché lo spettacolo di varietà stasera ci vediamo l'on. Pisellino che si confronta con l'on. Pisellone. E giù i soliti ritornelli! Che palle! (Ops! scusate il calo di qualità, ma la citazione mi è uscita proprio di cuore e, quindi, non la cancello!)
Oggi si parla di nuovo obbligo nella scuola (qualche anno in più di studio), bene! Saremo tutti meno ignoranti (per quello che si impara oggi a scuola ...). Ma nessuno si è posto il problema di una nuova situazione emergente (anzi è già emersa da qualche anno) e che sarà sempre più presente nelle aule della nostra scuola italiana. Tutti quegli immigrati che si riversano sulle nostre coste e che, puntualmente vengono accolti e poi non rimandati a casa, che fine fanno? Si disperdono per l'ambiente. Una percentuale (non voglio quantizzare perché non conosco i valori statistici) trova lavoro e, comunque, decide di condurre una vita onesta. I figli? Lavorano pure loro e molti di essi decidono di frequentare una scuola italiana, più precisamente un corso serale per studenti lavoratori. Nella scuola dove insegno, nel corso serale, da pochi esemplari di qualche anno fa (7 - 8 anni fa) con un peso statistico trascurabile, siamo arrivati a raggiungere il 20% della popolazione scolastica (alunni). E il fenomeno è destinato a crescere. Sono queste persone desiderose di integrarsi nel rispetto delle Leggi del nostro Paese. Ma come le accogliamo? Come affrontare i problemi della lingua? Come insegnare le varie discipline e raccordarci con le loro conoscenze e la loro cultura? Abbiamo Cina, Africa, Islam, America Latina. Come integrarli? Ma come posso ad un congolese, cresciuto nell'orrore delle guerre tra il suo Paese e gli Stati limitrofi e che ancora vede nella sua mente i drammi vissuti, la morte dei propri cari, cominciare a dirgli che un'equazione di secondo grado ha sempre due soluzioni reali se il discriminante è maggiore o uguale a 0. Ma che gliene frega! Giustamente! Di questo neanche una parola nella Legge. Dico, parlo del 20% degli studenti. E l'educazione degli adulti? Anche in questo caso neanche una parola! Sono convinto sempre di più che lo stanno facendo apposta. Non riesco a credere che i nostri politici che gestiscono il Ministero della pubblica istruzione (?) non abbiano conoscenza di questi fenomeni e che esiste un pubblico che, anche se non molto desiderato, comunque c'è. E se questi ti diventano criminali?
Dicembre 2006, prima di Natale. Vado a piazzale Clodio, tribunale di Roma, per incontrare un avvocato per una causa civile (gestivo alcuni condomini, ora non più). Nell'attesa ho visto tante porticine con elenchi di persone (10 per ogni foglio e una data all'inizio). "Ma che è" chiesi all'avvocato con il quale avevo l'appuntamento. "Sono tutte persone che devono subire processi - si parla di penale - nei prossimi giorni". Terminato con l'avvocato sono tornatop indietro per vedere i nomi e le loro origini (e qui che si vede lo spirito del rompiballe):
- primo foglio: 2 italiani, 4 rumeni, 4 arabi;
- secondo foglio: 5 italiani, 2 albanesi, 3 rumeni
- terzo foglio: 8 arabi, 1 rumeno, 1 albanese
- quarto foglio: 1 italiano, 3 albanesi, 2 arabi,4 rumeni
Poi mi sono fermato. Era quello che volevo sapere! Non c'è da commentare. Basta solo dire che su 40 processi penali, l'80% sono stranieri. Un ex sindaco di Roma una volta si espresse dicendo: ma noi dobbiamo stendere una mano per accoglierli. Indubbiamente il messaggio è molto cristiano. Chissà se lo dovessero assalire per una rapina sarebbe sempre dello stesso parere. Ah! Già, dimenticavo ... lui va con la scorta.
Per ora il lettore si dovrà accontentare dello sproloquio sopra riportato. E' tardi, ho sonno e me ne vado a letto. La mia compagna reclama la mia presenza (lei è bella e giovane: non posso farla aspettare, non pensate male è solo per dormire insieme e farci tante coccole). Un giorno che mi dovesse prendere la voglia continuerò lo sproloquio, magari proponendo qualcosa per costruire una scuola migliore. Ciao a tutti e grazie per la pazienza necessaria per leggere 'sto pappone.
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